Scuola Primaria I Ciliegi:
“ Il Soldatino di Piombo” di H.C.Andersen
Relazione dell' Insegnante Mariangela Tarì
Scuola Primaria “ I Ciliegi “
ATTIVITA’ ALTERNATIVA ANNO 2015/2016
IL SOLDATINO DI STAGNO…LA STORIA IN VALIGIA
Docente: Tarì Mariangela
Alunni: II A
Intervento esperto esterno:
Marco Scacchetti di favolavà
Intervento delle mamme
I Parte:
• Scelta della storia
• Lettura
• Comprensione
• Rappresentazione grafica
• Uso del Pc
• Memorizzazione
II Parte
• Intervento di un esperto burattinaio
• Scoperta di Favolavà e collaborazione con una importante realtà del territorio
• Incontro con le mamme
• Preparazione del materiale
• Realizzazione dei burattini
• Scelta dei costumi e realizzazione da parte delle mamme.
“Ora la nostra valigia può partire e portare altrove un po’ di noi”
PERCHE’ IL SOLDATINO DI STAGNO DI ANDERSEN?
Una fiaba classica dai buoni sentimenti dove a trionfare sono il buon cuore e il rispetto per gli altri, ma anche un percorso di scelta fra bene emale, dove, non necessariamente l’esteriorità corrisponde alle caratteristiche dei protagonisti. Il soldatino, infatti, pur richiamando, nel suo ruolo, la guerra, è personaggio positivo, mentre lo scanzonato pagliaccio risulta essere, sempre in apparenza, un “cattivo” Lo scorrere della storia ci insegna a saper valutare i nostri incontri e a non essere superficiali nelle scelte. Valore importante nello spettacolo è la concezione di ciò che sia “diversità”, come deficit fisico, rappresentata con determinazione dalla figura del soldatino e nella sua valenza di singolarità.
Al bambino, attraverso l’avventura del protagonista, viene proposto un percorso di riflessione sull’emozionalità. Uno spettacolo pieno di immagini affascinanti e suggestive, proposte anche attraverso il linguaggio della danza e quindi dell’espressione corporea, veicolo per una comunicazione semplice e immediata. Una storia che ci racconta in modo poetico come l’amicizia non abbia confini né limiti di razza e come possa superare ogni ostacolo e durare per sempre, anche al di là della stanza dei giochi
PERCHE’ I BURATTINI?
Il burattino costituisce una grande occasione per sviluppare un percorso narrativo. Non si tratta affatto di immaginare il lavoro che richiede la realizzazione di uno spettacolo, piuttosto di partire dalla passione dei bambini per i burattini.
Per il bambino ha un grande valore il gioco drammatico, attraverso cui egli può riprodurre episodi e situazioni tipiche della vita infantile, gli eventi della scuola che possono averlo più interessato, le scene e gli avvenimenti che ha osservato nel mondo circostante impersonandone via via i protagonisti. Attraverso l’interpretazione del gioco simbolico il bambino si impossessa del mondo: riesce a raccontarlo. Nel gioco simbolico il bambino non fa altro che imitare vicende familiari.
I più piccoli rivivono grazie ai burattini proprio le modalità del gioco simbolico; rappresentano sempre storie brevi e molto semplici, in cui si stagliano con chiarezza le figure dei buoni e dei cattivi. Solo verso i 5-6 anni il bambino è in grado di eseguire una storia, e solo se ha avuto la possibilità di vederla già drammatizzata dagli adulti più volte. Il burattino è per il bambino uno strumento di rappresentazione simbolica, attraverso cui egli scopre la possibilità di “far finta di…”.
Il burattino però ha anche il valore di un oggetto transizionale attraverso cui esprimere i conflitti interiori. Il burattino è vivo: il bambino esprime attraverso di lui i suoi sentimenti. Non è raro vedere i bambini attaccarsi a quel preciso burattino, esprimendo sempre il desiderio di animarlo. Come in generale tutte le storie, il gioco spontaneo dei burattini, e quindi il racconto e la vicenda che il bambino crea, favoriscono processi di identificazione e di proiezione per la soluzione di problemi emotivi. Il gioco simbolico – drammatico che si realizza grazie ad un semplice burattino è occasione per il bambino di scoprire e assimilare del nuovo materiale linguistico. In generale il gioco drammatico e il teatro dei burattini risultano essere particolarmente efficaci ai fini della educazione linguistica dei bambini.
La costruzione dell’oggetto – burattino è il primo passo: un momento importante, in cui il bambino non può farcela da solo. La costruzione richiede passaggi talvolta difficili e abilità che il piccolo ancora non possiede. L’insegnante dunque dirà sempre: «Facciamo i burattini!». Ogni mese, contemporaneamente all’uscita della rivista, sul sito saranno disponibili schede tecniche utili alla costruzione dei diversi modelli di burattini.
L’animazione del burattino talvolta richiede l’acquisizione di un’abilità specifica; bisogna che il bambino capisca come poter muovere al meglio il suo burattino. Solo così ne svilupperà tutto il potenziale comunicativo. Nella proposta de La Giostra si è sempre tenuto conto che il bambino potesse riuscire da solo a prendere pieno possesso del burattino.
Il ruolo del burattino personaggio
Ogni burattino presenta una figura del mondo delle fiabe, incarna il carattere di un personaggio già noto ai bambini. Il burattino è in qualche modo la via simbolica per fare la conoscenza di un tipo umano, come se si trattasse di una tipologia di persona (il capriccioso, il coraggioso…). La fata è dolce e generosa, per esempio. Il mago è sapiente. Lo gnomo ama la natura e ce ne insegna il rispetto. Ogni burattino si presenta dunque al bambino con una precisa e forte caratterizzazione; esprime qualità e difetti. Attraverso il gioco della sua animazione il bambino potrà così scoprire nuove caratteristiche umane, imparare a chiamarle per nome.
Il burattino non si conosce per qualità astratte, ma si rivela da quel che fa. Il bambino viene coinvolto nella conoscenza del personaggio, ma senza percepire i termini astratti che lo descrivono. Il burattino – personaggio qui è presentato attraverso ciò che fa. Solo dopo segue la parola ad enunciare il suo sentimento, il suo carattere, il suo difetto o la sua virtù.
Il burattino dunque è per la storia, chiede di vivere in una narrazione.
I burattini a scuola
L’esperienza di costruzione di burattini accompagnerà i bambini attraverso un anno intero, invitandoli sempre a cimentarsi in tecniche e modalità nuove. I bambini, accompagnati dall’insegnante, scopriranno una varietà di forme e di modi attraverso cui i materiali (la carta velina, il cartoncino, la stoffa…) e gli oggetti (la calza, il tappo, il rotolo…) possono prendere vita, divenendo appunto burattini!
Un cassa dei burattini potrà raccoglierli via via tutti, perché un insieme all’altro saranno utili – alla fine – per arricchire le storie e le rappresentazioni. Una cassa di burattini è un repertorio di tipi umani, di personaggi. Non é importante che i bambini utilizzino i burattini per rappresentare storie definite e classiche, ma che giochino con essi liberamente. Attraverso il burattino il bambino narra la sua storia. L’insegnante dovrà trovare i modi di registrare il gioco simbolico dei bambini e di trascriverne le trame, la caratterizzazione e il ruolo dei personaggi, le modalità dei loro movimenti. Eventualmente i bambini potranno rappresentare il loro gioco per il pubblico dei genitori.
È bene che i bambini imparino a ordinare i loro burattini secondo il criterio prescelto. Potrebbero radunarli per insieme a seconda delle storie che hanno rappresentato. Oppure tutti gli animali da una parte, tutte le persone dall’altra. I burattini chiedono un posto di diritto, come le persone.
Non è indispensabile fornire situazioni di teatro; un tavolo va benissimo per il gioco dei burattini. Il proscenio costruito con semplice cartoncino può essere un elemento arricchente, ma non indispensabile. In generale vale la regola che per i bambini il gioco simbolico dei burattini, in questa forma primordiale, non richiede la situazione del teatro.
Il momento ideale per dare vita ai burattini è l’inizio della mattinata, anche come introduzione alle attività di sezione. I burattini creano unione fra i bambini e attirano la loro attenzione verso un determinato argomento.
PERCHE’ LE MAMME?
La relazione scuola-famiglia rappresenta un importante fattore di promozione dell’apprendimento per bambini e ragazzi; varie ricerche hanno dimostrato come tale relazione sia fondamentale nel sostenere il successo scolastico per gli alunni.
Nonostante per la letteratura psicopedagogica ciò sia ormai evidente, in realtà si fa poco in questa direzione: spesso la scuola si pone come un luogo distaccato o addirittura ostile nei confronti delle famiglie e i genitori sono ancora considerati dagli insegnanti un problema piuttosto che una risorsa. Tali difficili rapporti devono essere affrontati partendo dalla convinzione che, sia a livello organizzativo sia individuale, la relazione scuola-famiglia costituisce una dimensione sulla quale occorre investire perché produce vantaggi a tutti i livelli, ma soprattutto perché favorisce negli alunni apprendimento e benessere.
PERCHE’ LA VALIGIA DI FAVOLAVA’?
Abbiamo scoperto una realtà di grande pregio dietro l’angolo della nostra scuola. Una realtà che si chiama Favolavà. Nata dalla volontà di Marco Scacchetti di portare in giro le storie realizzate dai bambini in valigie magiche capaci di trasformarsi in splendidi teatrini artigianali…preziosissimi.
L’idea di mettere gratuitamente il proprio sapere a servizio dell’infanzia ha un sapore di antico e di buono. L’idea che l’unica cosa che chiesta indietro, dopo tanto dare, sia far viaggiare la valigia…ha un sapore di PREZIOSO.
Mariangela Tarì
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