Scheda di presentazione: indicazioni della mia ricerca artistica
Volevo imprimere – in qualche modo - nel mondo reale, lo stupore che provavo nell’osservare il colore, il movimento di ciò che mi stava attorno insieme ai miei stati d’animo.
La tecnica inizialmente usata è stata il colore ad acquarello su carta, appreso attraverso la teoria dei colori di Goethe nella Scuola Steineriana. Successivamente c’è stata la ricerca di altre tecniche e la partecipazione alla Scuola di Art Therapy Italiana.
I giochi con le macchie, che si assumevano il compito di mettere insieme dentro e fuori, cielo e terra, sono diventati poi giochi con la materia, lavori su compensato, su cartone con terre, acqua, colla, chine, acrilico, olio. Le tonalità preferite di questo periodo sono state quelle della terra.
La materia giocava con gli stati interiori nel tentativo di narrare storie antiche e presenti, riportate fuori con un’operazione di graffio: catrame, affresco, con cartone, iuta, terre… Composizioni che richiamavano quasi un intento archeologico, che potevano permettersi poco colore per toccare l’emozione transitoria che ho tentato di fissare e di dire.
Così sono arrivata alla mia personale dal titolo “Le crepe del silenzio” (Sala Birolli giugno 2003): un contesto silenzioso (fondo nero catrame oppure bianco d’affresco): dei segni, dei frammenti che potevano rappresentare un “balbettio dell’anima” in una realtà che viviamo di iper-comunicazione dove i messaggi inflazionano ed annullano il potere di comunicazione umana reale.
Poi – non so come – pian piano l’introduzione di qualche nuovo colore.
Il mio percorso è proseguito poi nell’uso di supporti non convenzionali (Cycle ad Recyclig – mostra collettiva Arsenale 2005) dove la ricerca si rivolgeva alla costruzione dell’immagine partendo dal materiale esistente anche se brutto, da buttare; o alla costruzione di immagini partendo da cornici vuote.
Nell’anno successivo la partecipazione alla mostra collettiva “Il punto ed il cerchio” mi ha visto coinvolta ancora con le tecniche fino allora utilizzate.
La ricerca sulla materia si fa sempre più viva: è del 2010 alla mostra in Sala Birolli la presentazione di lavori dove “lo scavo” su catrame con colore acrilico monocromo evidenzia l’intento di rendere sempre più rarefatta la materia all’interno dell’immagine.
Poi c’è l’esplorazione monocromatica di paesaggi che si rispecchiano con l’utilizzo del solo catrame: stati di sogno o tonalità dell’anima…
La ricerca con e sulla materia mi ha portato alla mostra del novembre dello scorso anno (Laboratorio del Legno, Verona) a lavori quasi o totalmente bianchi: nel mio percorso astratto la materia diventa sempre più l’elemento che catalizza la mia anima; nel percorso dell’ uso astratto della materia arrivo alle ultime produzioni “costruite” con fili di rame, ottone, fili trasparenti ecc. lavorati – come da tradizione femminile - ad uncinetto, a ferri, o anche solo intrecciati con le mani dove “la ragnatela” così costruita vuole raccontare delle numerose relazioni in cui siamo immersi: cielo, terra, gli altri umani, gli animali, la natura tutta, la vita.
“Tutte le mie relazioni” come dicono gli indiani nativi d’America.
Giuliana Magalini,
Dall’inizio degli anni ’80 è interessata alla pittura, in particolare alla Teoria del Colore di Goethe (Donald L. Hall, Methode Beppe Assenza) e alla grafica (incisione/grafica all’Accademia Cignaroli di Verona con Nereo Tedeschi). Dal 1996 prende parte a mostre collettive ed espone in varie gallerie a Verona ed in Italia. E’ arteterapeuta (Art Therapy Italiana, Bologna) con diploma del Goldsmiths’ College, Università di Londra
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